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PREMI E PUNIZIONI



Già nei primi del 900 la psicologia comportamentale dimostrava, mediante gli studi di Pavlov, come il comportamento possa essere condizionato mediante un rinforzo positivo o negativo. Allo stesso modo anche fornire premi o punizioni ha l’obiettivo di guidare il bambino a comportarsi nel modo ritenuto corretto per l’adulto. Così facendo però si perde il significato e la comprensione di ciò che significhi fare una cosa giusta o sbagliata. Sull’immediato avremo probabilmente il risultato atteso, poiché il bambino si comporterà secondo quanto da noi richiesto ma solo per il desiderio di ottenere il premio o per la paura della punizione. L’educazione basata sulla paura alla lunga non porterà risultati in quanto con lo sviluppo e la crescita dei nostri figli dovremo alzare sempre più il tiro sino a restare disarmati. Più funzionale e rispettoso sarà invece relazionarci con loro comunicando efficacemente e mostrandoci empatici. In questo modo avremo la possibilità di spiegare e dare un senso a quanto diciamo senza imposizioni e minacce. Maria Montessori riteneva che l’utilizzo di premi e punizione inibisse la capacità del bambino di autodisciplinarsi. I bambini che vengono educati mediante premi e punizioni tenderanno a prendere decisioni condizionate dall’adulto e non si sentiranno responsabili delle proprie azioni.

Questo significa non dare regole? NO!!! Invece di imporci o di rimproverare i nostri figli potremmo agire in maniera differente, come ad esempio:

- spiegando quali conseguenze può avere una azione: “se salti sul divano puoi cadere e farti male”;

- aiutarli a rileggere cosa non ha funzionato quando qualcosa non va come avrebbero voluto, cercando assieme soluzioni;

- dare il buon esempio: se la regola è che non si dicono parolacce l’adulto per primo non dovrebbe dirle.


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