Partendo dall’idea che il rapporto genitore-figli* sia una relazione fondata su scambi reciproci e comunicazione profonda giungiamo al concetto che in tale dinamica ciascuno accresce e si modifica. Per far ciò è necessario ribaltare il pensiero che l’educazione si basi sulla necessità di infondere nozioni, dare soluzioni e rinforzare positivamente o negativamente un comportamento con premi e punizioni, giungendo invece ad un tipo di educazione che si pone in ascolto e confronto rispettando sé stessi e gli altri. Educare con empatia significa dunque mettersi nei panni dei nostri figli e comprendere ciò che provano.
Dobbiamo tenere a mente che il bambino non è un contenitore vuoto da riempire, bensì una persona con proprie competenze e peculiarità, in grado di confrontarsi con chi se ne prende cura in maniera efficace. È indispensabile modificare il proprio pensiero in merito all’idea che educare significhi riempire, aiutando invece il bambino a tirar fuori le proprie competenze. Fondare il proprio metodo educativo sul dialogo, il confronto e l’empatia aiuterà a sviluppare l’autonomia e con essa i nostri bambini si sentiranno capaci e soddisfatti, imparando a cercare soluzioni. E’ per questo importante dare fiducia ai bambini e porsi con atteggiamento non giudicante, imparando a stare nel problema, nella sofferenza, nella crisi dei nostri bambini facendoli sentire compresi, abbandonando l’idea di dover necessariamente fare qualcosa perché ciò si risolva.
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