COORDINAZIONE GENITORIALE, QUESTA SCONOSCIUTA…
Pur essendo un’addetta ai lavori, ammetto di non aver mai approfondito il metodo della Coordinazione Genitoriale sino a quando non ho deciso, per curiosità ed interesse, di capire di cosa si trattasse. La Coordinazione Genitoriale, seppur già utilizzata da diversi anni in Italia, sta emergendo in maniera più decisa solo di recente, divenendo il metodo di ADR (strumento di risoluzione alternativa delle controversie) indicato dai Tribunali o consigliato dai Legali in sede di separazione e divorzio, ove vi sia una alta conflittualità tale da prefigurare un rischio evolutivo per il figlio minore. “Essa prevede che un terzo imparziale, professionista adeguatamente formato, aiuti i genitori altamente conflittuali a mettere in pratica la bi-genitorialità attraverso l’implementazione e il mantenimento delle decisioni già assunte dall’Autorità Giudiziaria e di quelle che saranno prese all’interno del processo di Co.Ge. sulla base del riconoscimento dei bisogni dei figli (definizione dell’Associazione italiana Coordinatori Genitoriali)”
Ho approcciato questo metodo dopo essermi dapprima informata ed avendo ben chiaro quale utilizzo e quale beneficio ne potesse derivare. Ho quindi deciso di formarmi al fine di utilizzarlo nella mia professione ed anche per approfondire le dinamiche sottese al conflitto.
Il conflitto è parte stessa delle relazioni umane e se gestito in maniera adeguata ha una valenza funzionale aiutando la relazione stessa ad evolvere e maturare. Esso infatti, consente di consolidare il rapporto sulla base di nuovi equilibri che soddisfino i bisogni e le volontà di entrambi i confliggenti. Ciò però non accade nelle situazioni di elevata conflittualità dove a prevalere è il desiderio di vittoria sull’altro, che non viene più visto come persona avente proprie necessità.
E’ importante ricordare che il conflitto emerge già dall’infanzia quando, intorno ai 2 anni emerge la “fase dei no” in cui il bambino matura la conoscenza di sé quale essere differente dalla madre e dal mondo esterno. Simili dinamiche conflittuali si ripresentano nell’adolescenza, quando affiora il bisogno di distinzione di sé dai propri genitori al fine di costruire la propria personalità.
Il conflitto fa parte dunque di un processo evolutivo ed è insito in ogni relazione, sebbene, affinché non mantenga una mera valenza distruttiva è necessario gestirlo adeguatamente così che dallo scontro tra le diversità possano emergere nuovi funzionali equilibri.
Il conflitto non è solo una questione esterna a noi poiché viviamo costantemente conflitti interiori che ci conducono alla presa di decisioni.
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