Un operatore dell’aiuto deve essere adeguatamente formato al fine di saper riconoscere i segnali legati alla violenza. Deve altresì essere in grado di gestire il colloquio con la persona vittima di violenza sapendo dosare empatia e professionalità. È essenziale che la persona si senta accolta e compresa nella sua sofferenza, che non deve mai essere sminuita né banalizzata. L’operatore si porrà in ascolto attivo e adotterà un atteggiamento non giudicante, costruendo con il proprio interlocutore una relazione di fiducia che consenta all’altro di sentirsi libero di esprimersi e di condividere i propri vissuti. È bene evitare di cercare di entrare nei panni dell’altro con frasi tipo “capisco benissimo come si sente”, perché di fatto l’operatore non potrà comprendere fino in fondo i vissuti dell’altra persona, non essendo lui a vivere quella specifica situazione, né probabilmente si sarà mai trovato in circostanze simili. Inoltre il professionista metterà sin da subito in chiaro la finalità del colloquio, al fine di creare un contesto “pulito” e dunque libero da fraintendimenti. È infatti essenziale che la vittima conosca il contesto nel quale si esprime e la destinazione delle sue informazioni che non resteranno nelle mura della stanza di colloquio ma verranno condivise con altre figure volte alla sua tutela e protezione.
Amatevi e ribellatevi, perché la violenza è sbagliata non lo siete Voi
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